Perche cantare in un coro ?

Perchè cantare in un coro? E perchè cantare in un coro di ispirazione popolare? Sembra ieri ma sono ormai passati quasi dieci anni da quando, ho varcavo la soglia della casetta verde in fondo a via galvani a Scandiano, per capire se avessi potuto cantare con il coro “la Baita”

Fin da ragazzo il mio rapporto con la musica, tutta la musica, si era sempre limitata a quella, suonata a bassissimo volume, dalla radio per riempire il silenzio dei momenti vuoti ; già i miei ritmi, sono come dico sempre, da “Diesel”, grande difficoltà al mattino ad ingranare ma riesco a tirare tardissimo. Anche per i miti della mia generazione, Beatles, Rolling Stones ecc. per capirci, non mi sono entusiasmato più di tanto; pensare che non ho acquistato nemmeno un loro disco. Per non parlare della cosiddetta musica colta: assolutamente assente dalle mie aspirazioni , non che avessi un’avversione per la musica e per il canto, solamente il mio interesse per essa era molto marginale per non dire nullo. Certo in gita con gli amici, in campeggio, mi ero anche unito al gruppetto che cantava; ma tutto finiva lì. Inoltre l’attività sportiva da dirigente, il lavoro, gli amici e la parrocchia erano per me molto totalizzanti! Lì la musica era una semplice sottolineatura  dei  vari eventi. Poi, come si racconta nelle favole per bambini, improvvisamente ... parlando con amici che facevano parte della corale parrocchiale, fui invitato ad unirmi a loro. Andai la prima sera mi sedetti in disparte per non disturbare, ma dal gruppo dei bassi, invero poco numeroso, fui invitato ad unirmi a loro. Era la prima volta che il mio rapporto con la musica era di partecipazione diretta. In quella formazione polifonica, principalmente dedicata all’animazione liturgica, ho iniziato ad apprezzare il cantare in coro, ho  imparato i primi brani di polifonia sacra. Nel frattempo avevo uno zio che cantava in un coro a Scandiano“ il coro la baita” che ogni tanto m’invitava e mi diceva … perche non vieni a cantare !!! mi regalò i primi due dischi in vinile che il coro incise nei primi anni di attività …. Li ascoltai e li riascoltai piu volte …… Quei canti mi presero da subito, la vocalità, la sintonia tra i reparti, le armonizzazioni erano per me bellissime. Poi per caso fu ospite della nostra parrocchia in occasione di una sagra il coro la baita diretto dal maestro Fedele ; le sue presentazioni  mi fecero vivere in prima persona le storie che poi il coro raccontava con il canto. Il concerto mi piacque moltissimo e, quando l’anno successivo, imparai la data della Rassegna Nazionale che tutti gli anni il coro organizza a Scandiano in Rocca andai ad ascoltare quello che per me era il massimo del canto corale … Fin dal primo canto eseguito venni catturato dalla magia di quelle note magistralmente proposte e portate in un altro mondo incantato. Finito il concerto ero frastornato, oserei dire ubriaco di sensazioni diverse e di contentezza. La cosa che mi colpii da subito fu scoprire che anche la nostra terra poteva avere un passato di melodie e di canti invidiabili ai più famosi inni trentini molto più conosciuti ed ascoltati, il pensare che qualcuno li abbia ricercati e poi armonizzati per farli rivivere in veste corale. Tutto ciò mi dava un grosso senso di appartenenza alla mia terra e al posto in cui vivo , non potevo non dare il mio contributo a questa “scommessa culturale” che il coro la baita  proponeva.

Cosi lasciando le paure d’incapacità  andai a provare, tuttavia ero ancora preso dall’ incantesimo che ora mi faceva desiderare di poter essere anch’io uno di loro. E da allora alla domanda perché cantare in un coro? e, soprattutto, perché cantare in un coro di ispirazione popolare? rispondo così:

Perché da soddisfazione? Banale. Può andare bene per un breve periodo, ma quando l’impegno richiesto diventa troppo oneroso, la semplice soddisfazione è insufficiente.

Perché quando canti ritrovi l’incanto della fanciullezza? Forse. Anche i fanciulli poi crescono.

 Perché si riesce a fare armonia? Già siamo nella fase “erudita e fredda”; non può durare, non siamo professionisti.

Perché i canti di “montagna”, quelli di trincea della grande guerra e dell’ epopea degli alpini nella seconda guerra mondiale, le poesie di De Marzi, le pregevoli armonizzazioni dei vari Dionisi, Pedrotti, Bon, Vacchi, Malatesta, ecc., ecc., ecc., sono belli? Può essere, ma da soli non meritano, un impegno assiduo e pluridecennale.

 Allora perché?

 La risposta l’ebbi in occasione di uno dei tanti concerti che feci poi con il coro, quasi appena entrato in organico. Avevamo appena terminato il concerto quando da un signore , con gli occhi lucidi dall’ emozione, sentii dire al maestro: “… abbiamo ascoltato altri cori cantare in questa sala, alcuni decisamente bravi, ma voi … voi ci avete toccato il cuore, ci avete fatto sognare …”. Ecco che di colpo mi resi conto che è l’incantesimo di quel mio primo incontro con il coro la Baita che si ricrea ogni volta che cantiamo e che la motivazione poteva essere solo quella ….  di toccare il cuore delle persone che in quel momento ascoltano.

 

 

Mammi Davide

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Commenti: 1
  • #1

    Bruno Bartoli (martedì, 20 agosto 2019 11:07)

    Ciao Davide, un caro saluto anche a tutti gli altri coristi.
    Anche per me il coro La Baita ha rappresentato una fase importantissima della mia vita, mi ha permesso di "entrare" nel mondo della musica non piú come ascoltatore ma come "esecutore" seppur ai miei modesti livelli amatoriali, ed oltretutto mi ha permesso di sentirmi parte di un "insieme" dove le mie (modeste) capacitá interagivano con le altre e realizzavano un risultato pregevole e godibile.
    Era la dimostrazione che , a volte, 2+2 non fa 4, ma le sinergie che si ottengono nell'insieme superano decisamente le qualitá dei singoli, e tutto questo grazie alla musica.
    Auguro perció a tutti i coristi (non solo del coro La Baita, ma a tutti coloro che cantano e suonano nei vari gruppi) di continuare a godere di queste emozioni che io ho provato nei tanti anni della mia attivitá corale.
    Un carissimo saluto ed un arrivederci.